II questore-giornalista di Catania, reggino, ex arbitro che già marchia il Messina 0 by Pianeta Messina in Cat.4 — 24 Giu, 2015 Una partita sospetta, niente di più. E per ora solo un teorema. Ma bastano tre avvisi di garanzia (quindi a garanzia degli indagati che potranno dimostrare la propria estraneità) spiattellati in pompa magna dai magistrati catanesi, per innescare la macchina del fango sul Messina. E francamente questo gioco al massacro non ci piace, fermo restando il rispetto per una indagine che la Procura di Catania ha il dovere di portare avanti per appurare la verità dei fatti. Ma c’è una cosa che ci stupisce, francamente, nel modo in cui siamo venuti a conoscenza che a carico di Lo Monaco, Failla e Ferrigno c’è un’indagine con l’ipotesi di reato di frode sportiva. Cioè il fatto che a dircelo siano stati, in diretta, proprio i magistrati etnei (con in testa il procuratore Giovanni Salvi) con tanto di precisazione da parte del questore di Catania, il reggino Marcello Cardona (ex arbitro, giornalista pubblicista) , il quale ieri mattina si è spinto addirittura a dire, in soldoni, che il sistema di corruttela riguarda non solo il Catania, ma anche il Messina. E l’anomalia sta anche nel fatto che un procuratore capo dia in pasto all’Italia intera (con un danno d’immagine enorme) i nominativi di tre persone per le quali, fino a prova contraria, vige la presunzione d’innocenza. E conta poco il fatto che gli avvisi di garanzia fossero stati già recapitati ai diretti interessati. Capiamo la frenesia e la voglia di raccontare con quali prove hanno incastrato il presidente del Catania Pulvirenti (con tanto di intercettazioni telefoniche) e le altre sei persone arrestate per le partite “aggiustate” dalla società etnea, ma ci piacerebbe sapere dal questore di Catania in base a quali elementi possa fare un’affermazione così netta anche sul Messina, equiparato in pratica al Catania. Nel caso del patron giallorosso Lo Monaco, di Failla e Ferrigno, non ci stancheremo di ripeterlo, si parla ancora di avvisi di garanzia (quindi presunzione d’innocenza) e sbilanciarsi in affermazioni di un certo tipo, ci è sembrato quantomeno azzardato. Anche perchè, fino a prova contraria, l’inchiesta nasce non da intercettazioni telefoniche o ambientali o da altre prove schiaccianti, bensì da uno dei tanti esposti presentati dalla Federbet, l’associazione che da anni è attiva nella lotta alle combine nella giungla delle scommesse sportive. Nel caso del Messina, a finire sotto la lente d’ingrandimento della Federbet, com’è noto è stata la partita Messina-Ischia, finita 1-1 (nella foto il gol del pareggio di Corona, il Messina colpì due pali), sulla quale avrebbe riscontrato flussi anomali di giocate sul segno X. Scatta così l’esposto alla Procura di Busto Arsizio, in provincia di Varese. E un’analoga denuncia viene presentata anche per un’altra partita di Lega Pro: Vigor Lamezia-Paganese, anche questa finita con il punteggio di 1-1. Tutto qui. Ora, se allo stato degli atti esistesse qualche pesante elemento probatorio a carico dei tre indagati del Messina, sicuramente i magistrati etnei e il signor questore, ex arbitro e giornalista sportivo di Reggio Calabria, ce lo avrebbero già detto o fatto intuire. Quindi vabbè le indagini, gli avvisi di garanzia, la lotta ai furbetti del calcio, ma affiancare nomi di arrestati (con tanto di prove audio) a tre esponenti del Messina calcio che per ora hanno solo uno straccio di “avviso” per una vicenda che non centra nulla con il Catania, ci è sembrata un’operazione un po’ maldestra. PIANETA MESSINA Share