Sasà Marra, una partita speciale. “A Messina anni irripetibili” 1 by Pianeta Messina in Cat.2 — 11 Nov, 2014 Non è la solita intervista, perchè quando parli con Sasà Marra è come prendere con lui un caffè al bar. Quasi una chiacchierata tra vecchi amici che amano parlare di calcio. E allora con lui, che da tre settimane è l’allenatore dell’Aversa Normanna, finisce che si parla non solo della partita di sabato al “San Filippo”, ma di quel calcio romantico che non c’è più, di quegli anni irripetibili con la casacca giallorossa, quando al “Celeste” la domenica (altro che spezzatino indigesto) si ripeteva un rito che radunava migliaia di tifosi. Altri tempi, si dirà, ma rituffarsi qualche minuto in quegli anni ruggenti quantomeno ti rifà venire la voglia di parlare di calcio. “Io dico che se a Messina molta gente non va più allo stadio – attacca subito Marra – la colpa è sempre del campo, cioè del fatto che la squadra non gioca più al Celeste. Lì era un’altra cosa, la gente aveva la possibilità di venire a piedi allo stadio. Quello attuale, invece, anche se più grande e moderno, è adatto solo se sei in Serie A. E’ troppo scomodo per arrivarci, è dispersivo. Non dimenticherò mai quegli anni quando giocavamo al Celeste. Era il nostro fortino e i tifosi mettevano paura agli avversari”. – Lo sai che dopo tanti anni sei rimasto nel cuore dei tifosi. C’è poi quell’immagine dello scorso campionato, alla fine di Arzanese-Messina, quando hai consolato i tifosi giallorossi. E loro che ti hanno applaudito. “Sì, lo ricordo. E mi vengono i brividi. Era il minimo che potessi fare. Quel giorno abbiamo battuto il Messina, sul neutro di Frattamaggiore, ma a fine gara mi dispiaceva per i tifosi giallorossi. Quell’epoca che ho vissuto a Messina non l’ho più provata altrove. Sono stati quattro anni intensi che porto sempre come esempio in ogni squadra che ho allenato. Ricordo una cosa incredibile: tra i tifosi e i calciatori non c’era alcun distacco. Squadra, società e città erano un corpo unico”. – Oggi, invece, il calcio è sempre meno dei tifosi. Ma di chi è la colpa? “C’è troppa tecnologia, la possibilità di vedere le partite in tv o al computer. Una volta o andavi allo stadio oppure la tua squadra non la vedevi. Oggi, invece, c’è più distacco tra la gente e i calciatori. Credo, invece, che una squadra si debba aprire ai tifosi, incontrarli durante la settimana, fargli vivere il lavoro quotidiano della squadra. Ricordo che quando ci allenavamo al Celeste c’era tanta gente che veniva a guardarci. Per noi era uno stimolo, ci caricavano in vista della partita della domenica”. – Sei arrivato da poco ad Aversa, al posto di Novelli. Il calendario, però, non ti ha dato una mano. “Direi proprio di sì. Mi sono capitati, di fila, Benevento, Reggina e Lecce. A Reggio Calabria, comunque, abbiamo colto un buon pari. Con Benevento, attuale capolista e contro il Lecce invece è andata male. Ma sapevo che avrei dovuto pagare dazio. Il cammino, comunque, è ancora lungo. C’è il tempo per recuperare”. – E ora ti capita proprio il Messina. E’ la terza volta che lo affronti al “San Filippo” da allenatore. “Sì, la prima volta è stato quando guidavo l’Avellino in Serie D. Finì 1-1, poi sono tornato alla guida della Nissa e il Messina ha vinto 1-0. Da calciatore, invece, per fortuna non ho mai affrontato il Messina”. – Che partita immagini sabato? “Il Messina è una squadra pericolosa, guidata da uno dei migliori allenatori del girone. Grassadonia è stato bravo a rimettere in carreggiata la squadra dopo quelle due brutte sconfitte casalinghe. Il Messina si è ripreso bene, ora è in crescita, l’ho visto a Castellamare e mi ha dato l’impressione della squadra che ti può castigare quando meno te lo aspetti. Dovremo cercare di limitare giocatori pericolosi come Corona, Orlando e Vincenzo Pepe. Con Giorgio ci ho anche giocato insieme, poi mi farà piacere rivedere il mio amico Iuliano. Siamo stati compagni di squadra a Potenza. E non dimenticherò quella sera in ritiro, a Milazzo, prima di una partita contro la Nuova Igea. Lottavamo per la promozione, eravamo compagni di camera e per la tensione della vigilia non chiudemmo occhio tutta la notte. Poi giocammo regolarmente e vincemmo la partita”. PIANETA MESSINA Share