Un anno e mezzo per un finale fallimentare 9 by Pianeta Messina in Cat.2 — 13 Feb, 2017 Francamente ci interessa poco sapere cosa ci dirà oggi Stracuzzi. Alcune cose le immaginiamo già, perchè le colpe maggiori saranno sempre di altri. E sinceramente la “guerra” intestina tra le due anime della società è stata la cosa che meno ci ha entusiasmato. Oggi siamo al dunque, il dado è tratto. E’ trascorso un anno e mezzo da quella sera del 8 agosto, quando in uno studio notarile Stracuzzi e soci si misero in tasca il Messina versando una “buonuscita” a Pietro Lo Monaco che aveva concluso la sua avventura con una retrocessione. Un finale triste per l’attuale “direttore” del Catania, un epilogo altrettante triste per il “capitano” Stracuzzi, capace di deludere anche chi ha sempre creduto in lui. Ma negli ultimi mesi l’ex presidente del Messina, con una serie di scelte discutibili, si è infilato in un vortice dal quale non è più riuscito a tirarsi fuori. Scelte, dirà Stracuzzi, in buona fede, per il bene del Messina, ma in ogni caso sbagliate. E serve a poco scaricare le colpe a chi ti avrebbe danneggiato, perchè alla fine queste persone sono state scelte, nel bene e nel male, da chi ora le accusa. E la lista sarebbe lunga. Sconti a nessuno, dunque, compresi i soci di minoranza che in questo anno e mezzo hanno fatto il bello e il cattivo tempo. L’Acr Messina, in questo anno a mezzo, è stato come un cerbero, il mitologico cane a tre teste. Tante decisioni non condivise, convivenze forzate, scelte dannose, atteggiamenti sbagliati, a volte dispettosi, perdendo di vista il bene comune: il Messina. Ed uno dei peccati mortali è stata la mancata scelta di un professionista fidabile (uomo di calcio che fa questo come mestiere) nel ruolo di direttore generale. Una persona che doveva fungere da collante con tutte le anime della società, al di sopra delle parti, nell’interesse unico della “casa Messina”. Questa figura, invece, non c’è mai stata. O meglio, è stato un ruolo assegnato a chi nella vita fa ben altro (e bene) ma che con il mestiere di direttore generale centra poco. Perchè con questa figura affidabile, certe sovrapposizioni di mansioni, incarichi bislacchi o “licenze” di agire per istinto o vendetta non sarebbero accaduti. E ci chiediamo ancora perchè, fino all’ultima sessione di mercato, Enrico Cennicola ha svolto negli ultimi mesi le mansioni di direttore generale del Messina pur non risultando ufficialmente in Lega questo suo ruolo. Ma la faccenda di un dg “vero” che non c’è mai stato è solo la punta dell’iceberg. Ma una cosa, paradossalmente, va riconosciuta a Stracuzzi e soci. L’ammissione di non essere esperti nel mondo del calcio, quindi spesso alla mercè di volponi e volpini che nel pianeta della pelota ci sguazzano. E ora che l’88% delle quote societarie sono quasi nelle mani (ne riparliamo quando si firmerà da notaio Magno) delle cordate calabro-Massone, la prima cosa che serve (a parte i soldi, ovviamente) è un “supervisore” super partes non improvvisato che sappia fungere da collante. Chiamatelo dg o come volete. Ma un vero uomo di calcio. Altrimenti rivedremo lo stesso film. PIANETA MESSINA Share