FUSCO: “QUEI BUU A ZORO… IL CALCIO A MESSINA? SE NON C’E’ TORNACONTO… ” 1 by Pianeta Messina in Cat.1 — 30 Dic, 2018 I migliori anni. Quelli dell’eldorado del calcio. Serie A, prestigio, orgoglio di un’intera città. Messina tra le grandi, con imprese epiche che ancora oggi fanno scappare la lacrimuccia. Ma quel 27 novembre del 2005, Marc Zoro, roccioso difensore ivoriano approdato in riva allo Stretto, durante un Messina-Inter fece la sua “entrata” più bella e coraggiosa. Imbracciando quel pallone “sporcato” dagli ululati dei tifosi interisti (ma quasi tutti siciliani) accorsi allo stadio San Filippo. Quel giorno c’era anche Luca Fusco, compagno di reparto di Zoro. Era in panchina, ma ricorda quel episodio attimo per attimo: “Sembra ancora ieri. Fu il primo in Italia a ribellarsi ai buu verso i caciatori di colore. All’inizio restammo sbigottiti, poi capimmo l’importanza del gesto. Ricordo che si avvicinarono alcuni calciatori, anche dell’Inter, per convincerlo a desistere. Lui voleva proprio fare interrompere la partita. Era molto arrabbiato, alla fine si calmò. Ci fu una grande solidarietà in campo e il gesto di Marc ebbe un grande clamore. Ancora oggi, dopo i fatti di Inter-Napoli con Koulibaly, si torna a parlare anche della reazione di Zoro che fu il primo in Italia che si ribellò in campo agli ululati vergognosi”. – Sono trascorsi 13 anni ma nulla è cambiato “Lasciamo perdere. E’ una battaglia persa, perchè poi ci sono gli imbecilli. Ma penso che più si dà importanza e clamore e più certa gente si diverte a farlo. Credo che fondamentalmente noi italiani non siamo un popolo di razzisti. Credo che gli ululati verso Koulibaly, ad esempio, sono fatti da imbecilli che non meritano di essere presi in considerazione. Nel calcio, poi, ci sta lo sfottò, il coro colorito. Come nei derby, ricordo, del Messina contro Catania e Reggina. Queste sono cose che nel calcio ci sono sempre state, così come gli striscioni a volte denigratori. Sono il sale del calcio. Bisognerebbe evitare, invece, i cori di discriminazione territoriale così come gli ululati a sfondo razzista. Il sano sfottò campanilistico si può accettare, il resto no”. – Parliamo di calcio. Messina nell’anonimato da troppi anni. Ti stupisce? “Intanto mi dispiace molto. Ho vissuto quattro anni bellissimi del Messna calcio, forse i più indimenticabili. Però dico una cosa. Quando in città passionali come Messina ci sono persone che investono nel calcio e con tutti gli errori che possono aver commesso non c’è gratitudine, dico che è sbagliato. E mi riferisco a Franza che ha portato il calcio importante a Messina. Se hai la fortuna di avere un gruppo imprenditoriale forte, e faccio l’esempio anche di Aliberti a Salerno, si deve fare quadrato”. – Dopo l’era Franza il calcio che conta è sparito a Messina. Ma perchè nessun altro grosso imprenditore ha “bussato”.? “Credo che se il territorio non offre un ritorno economico per chi investe nel calcio, perchè dovrebbe venire un grosso imprenditore a svenarsi nel calcio a Messina come in altre città? Penso, comunque, che a Messina ci siano delle potenzialità. La città è bella, c’è una vasta provincia, tanta fame di calcio e può essere un passo in avanti questo bando iternazionale sullo stadio Franco Scoglio. Ma ogni impreditore, ribadisco, cerca nel territorio nel quale investe per il calcio un ritorno anche in settori diversi. Il discorso è semplice. O fa il presidente uno che è tifoso e ama la città, oppure qualcuno che fiuta che nel territorio messinese ci sia un tornaconto”. PIANETA MESSINA Share