BORDATA DI RE GIORGIO: “NON GUARDO ALLA SALVEZZA, BISOGNA OSARE DI PIU’. E SE IL MISTER SBAGLIA… “ 0 by Pianeta Messina in Cat.1 — 31 Ott, 2014 C’è una cosa che Grassadonia ripete ogni volta che parla del Messina. Dobbiamo solo salvarci. In linea, dunque, con i programmi societari. E per salvarsi, magari non proprio all’ultima giornata, bisogna far punti alla svelta. Badando al sodo, soffrendo, da squadra operaia. Un calcio un po’ vecchio, ma redditizio. Ma non è certo il calcio che piace a Grassadonia. Il nuovo modulo, è stato lui stesso a dirlo, non lo fa impazzire, ma è stata la doppia scoppola casalinga, con quei dieci gol incassati, a far alzare le braccia al tecnico peloritano. Dopo l’1-5 con la Casertana, che completava il Settembre nero con tre sconfitte di fila (infrasettimanale a Pagani) in sette giorni, il tecnico peloritano si è trovato davanti a un bivio. Continuare o no? Grassadonia, in quelle ore drammatiche, ha quindi pensato di dimettersi. La squadra non dava più segni di vita, non rispondeva ai suoi comandi. I tifosi erano sotto choc, il Messina somigliava a una squadra di cartone che si sgretola al primo soffio di vento. Il tecnico peloritano poteva fare solo due cose. Mollare o continuare. Alla fine è prevalso l’orgoglio, il coraggio di cambiare qualcosa, sconfessando sè stesso per il bene del Messina. Ma da quel momento non è stato più il “suo” Messina, quello che avrebbe voluto vedere in campo. Volitivo, aggressivo, autoritario. Ma per fare certe cose, cioè il 3-5-2 a lui tanto caro, servono gli attori giusti. Cioè due esterni alti che diano profondità e un trequartista che accenda la manovra offensiva. Tre giocatori che quest’anno il Messina non ha, o meglio non con le stesse caratteristiche di Squillace, Guerriera e Ferreira. Così Grassadonia si è dovuto arrendere, passando a un modulo più conservativo. Difesa a quattro, squadra più compassata, meno gol incassati (due soli nelle ultime quattro partite, rispetto a 11 reti subite nelle precedenti tre), otto punti sui dodici disponibili. La “cura” forzata di Grassadonia sta dunque funzionando, ma dopo ogni partita e prima di quella successiva, il buon Gianluca ripete la solita filastrocca: dobbiamo salvarci, siamo questi, non possiamo ambire ad altro. Ora, però, è successo qualcosa di strano. Il capitano, non uno chiunque, dice a chiare lettere che lui non si accontenta di salvarsi. E c’è una frase di Re Giorgio che dice tutto: “Per come sono fatto e per come conosco la piazza di Messina, non guardo alla salvezza. Se il tifoso sente parlare di salvezza sta a casa a guarda le altre partite. Io guardo alla squadra che ci sta davanti e ora affronteremo il Foggia che ha due punti in più. Dobbiamo andare in campo per vincere e scavalcarlo in classifica”. Come dire, ora basta con il basso profilo. Bisogna osare di più. Una frase che sembra fare a pugni con le parole di Grassadonia e della proprietà. Una sorta di sprone che il capitano fa al resto della compagnia. E c’è un altro passaggio delle dichiarazioni di Corona che merita attenzione. “Il mister ci dà delle indicazioni, poi in campo andiamo noi e se magari in quel momento quello che dice il mister è sbagliato, devo essere io a capirlo. Questo è osare di più, avere più personalità”. PIANETA MESSINA Share